venerdì 3 agosto 2018

Elettrico si, elettrico no.... se famo du conti?


Parafrasando Elio e la sua "Puzza edition" de "La Terra dei Cachi", facciamo due conti. Perché mi sono comprato un'auto elettrica e, tra le varie motivazioni che mi hanno spinto a questa scelta, una non poteva che essere economica. Non l'unica, stai attento, perché per il 99% del tempo la comodità di un'auto elettrica (di seguito EV) è inarrivabile è per un'auto a combustione interna (ICE). Ma di questo ne parleremo un'altra volta.

Le auto elettriche costano, inutile negarlo. Solo la batteria incide per diverse migliaia di euro, senza contare il motore (quasi altrettanto), il caricabatterie interno, il controller, ecc... Certo, il sistema è molto più semplice, non ci sono le migliaia di pezzi che compongono un motore a scoppio, ma l'economia di scala è ancora ai livelli iniziali. Quindi si, le auto elettriche costano.
Ma è altresì vero che la gestione quotidiana è molto più economica. Considerato che molto (troppo) spesso mi sono trovato a rispondere alla fatidica affermazione, preferisco scrivere qui i miei conti, così da non doverlo rifare ogni volta. Questo blog è o non è un repository della mia mente?

Riavvolgiamo di qualche mese. La vecchia Mazda 2 di quasi 10 anni e 130.000km, con impianto a GPL è una buona auto, sufficientemente comoda e parsimoniosa (grazie al gas), ma complice il crescere dei bambini e i primi acciacchi meccanici, giungiamo alla decisione di doverla cambiare. Pensiamo dunque ad un'auto del segmento C, ovvero una media con un bagagliaio sufficientemente ampio, bassi consumi (soprattutto in città) e abbastanza comoda. Per "colpa sua", scopro che il mercato dell'usato per le auto elettriche (mio pallino già da diversi anni) è già discretamente florido di offerte, con prezzi abbordabili anche per le mie tasche. Osservando i vari modelli, riduco la scelta tra BMW i3 e la Nissan Leaf, preferendo poi la seconda per via della migliore abitabilità e spazio di carico. Scorrendo tra le offerte trovo un'auto semi-nuova (1 anno e mezzo di età, 25.000km, batteria al 96%) a 19.000€.

Ottimo, mi dico, ci posso arrivare, con qualche sacrificio. Ma prima, meglio fare due conti.
Un'auto della stessa categoria (segmento C) con la stessa età, pari chilometraggio e impianto a GPL (es. Ford B-Max 1.4 90 CV GPL Plus, più grande ma meno potente e meno accessoriata) costa circa 13.000€. La differenza, dunque, è di 6.000€. Vediamo però quanto una EV permette di risparmiare.

Le maggiori fonti di spesa per un'auto sono:

  1. Carburante
  2. Assicurazione
  3. Bollo
  4. Manutenzione (tagliandi)

Carburante

Noi percorriamo circa 13.000km l'anno. Parlando di consumi reali (e non di quelli dichiarati, che ovviamente sono irrealistici), la Leaf usa circa 1857kWh di energia per quella percorrenza, ovvero 390€ alle tariffe casalinghe. La ICE di cui sopra fa circa 12km/l, ovvero 730€ alle tariffe GPL attuali (a benzina le ICE consumano meno ma il carburante costa di più). Questo significa un risparmio netto di 340€ l'anno.

Assicurazione

A parità di condizioni, assicurare la Leaf del 2016 costa 180€ l'anno (ITAS Assicurazioni con convenzione Cooperativa Insieme). Una ICE di pari categoria 535€ (prezzo più basso scovato sui comparatori online). Altri 355€ di risparmio annuali.

Bollo

La Nissan, come tutte le EV, non paga il bollo per 5 anni (ovvero per altri tre anni, visto che è del 2016). Successivamente pagherà il 25% di quanto teoricamente dovuto, ovvero 56€. Una ICE di pari potenza (88kW) invece paga fin da subito 227€.  Quindi un risparmio di 227€ per tre anni, successivamente di 171€.

Manutenzione

Il tagliando annuale per una Leaf (quasi obbligatorio, visto che è necessario per poter usufruire della garanzia di 8 anni sulla batteria), varia tra i 60 e gli 80€ (dipende dalle officine). Per una ICE di pari categoria, siamo intorno ai 250€ (per lo meno i primi due tagliandi). Il risparmio in questo caso è di 180€ circa.

Riguardo alla manutenzione, però, c'è da considerare che le auto elettriche non consumano le pastiglie (50€ ogni 2 o 3 anni, in media), non devono fare cambi olio (altri 50€ circa, sempre ogni 3 anni, almeno) e neppure revisioni dell'impianto GPL (circa 45€ dopo i primi 4 anni e poi ogni 2). Questi costi sono dunque, ammontano dopo 6 anni a 290€.

Questo senza considerare eventuali guasti, che non sono preventivabili (anche se l'esperienza dice che le EV sono molto meno propense ai guasti rispetto alle ICE).

Tiriamo le somme.

Il risparmio annuale, considerate le voci di cui sopra, ammonta a 1102€ per i primi 3 anni. Aggiungendo i costi di manutenzione ed i bolli ridotti, dopo 6 anni con una EV risparmio 6734€. Se ricordi, la differenza nel prezzo di acquisto era 6000€. Questo significa che in 5 anni si annulla la forbice tra i prezzi di acquisto iniziali.
A questi si dovrebbero aggiungere eventuali risparmi bonus (molte colonnine sono gratuite, mentre distributori che regalano benzina non ne ho mai visti, le soste gratuite su strisce blu, l'accesso alle ZTL, ecc...), ma questi sono vantaggi aleatori, che oggi ci sono e domani potrebbero scomparire. Inoltre sono poco valutabili a priori, non mi sembrava giusto inserirli in questi calcoli.

Ripeto: ho fatto i conti cercando di mantenere il più possibile le stesse condizioni (auto della stessa categoria, stessa potenza, stessa età e chilometraggio, allestimenti simili, ecc...), anche se confronti al 100% uguali non sono possibili. Ma sarebbe anche inutile confrontare una Leaf da 19.000€ con una Panda da 5.000€. O con una Golf del 2010.

Sono conteggi teorici però, e seppur verosimili, sono suscettibili a variazioni. E valgono per l'usato, anche se in linea di massima si possono fare calcoli simili anche per il nuovo.

Ma il senso rimane. Oggi è possibile, con qualche sacrificio iniziale, acquistare un'auto elettrica e rientrare dell'investimento iniziale in un ridotto numero di anni. Quindi trova altri motivi per non passare all'elettrico.

giovedì 5 luglio 2018

ll Re fra gli Angeli


Perché sprecare altre parole per descrivere un avvenimento a dir poco epocale (per lo meno per la NBA) come il passaggio di LeBron James ai Los Angeles Lakers?
Cosa potrei aggiungere a tutte quelle disamine tecniche (e non) di penne (o per meglio dire tastiere) ben più informate, esperte e, francamente, intelligenti di me?

Beh, è presto detto. Le mie emozioni.
Perché in fondo lo sport è emozione e nessun inviato, accreditato o insider può sapere cosa prova un tifoso. Soprattutto non può sapere cosa provo IO.

Accanto all'ovvio entusiasmo ed alla consapevolezza di essere tornati nel basket che conta, esistono anche sentimenti meno ottimisti. L'esperienza (alcuni direbbero l'età) è una brutta bestia, perché si tende sempre ad aspettarsi dal futuro ciò che si è sperimentato nel passato, quando invece ogni situazione, ogni evento è cosa a sé.

James è tra i migliori due giocatori di basket di sempre. Forse tra i migliori uno. Arriva a L.A. dopo la sua migliore stagione (o quasi) e dopo aver portato alle Finals un roster di clochard. Lascia Cleveland dopo aver adempiuto alla sua missione ma anche dopo aver capito che la sua legacy aveva bisogno di un luogo migliore dove assurgere alle vette a cui aspira.

La scelta di James non è stata facile e, in gran parte, non è legata al gioco: lascia la costa est, dove ha dominato per 15 anni, raggiungendo 8 Finals consecutive (con due squadre) e tre anelli. Lascia la sua città, i suoi tifosi per abbracciare qualcosa che, per la prima volta, è più grande di lui.
Perché i 16 banner appesi al soffitto dello Staples Center, le maglie dei migliori sempre illuminate dai riflettori e, soprattutto, l'eredità del Lakers per eccellenza, il nome che tutti citano ma che tutti temono. E non più per le sue prestazioni in campo.

Kobe firmò il rinnovo a 32 anni, giocando di media 54 gare a stagione nei sei anni successivi ed appena 22 (in totale) nei Playoff (tante quante ne ha giocate James solo QUEST'ANNO), non superando più il secondo turno.

James ha 33 anni ed il suo contratto terminerà quando ne avrà 37.

Storie diverse, condizioni diverse e sopratutto giocatori diversi, è vero. Ma la paura non è un sentimento razionale e si fa strada anche tra il più sfrenato entusiasmo, se riesce a posare il suo germe in un terreno fertile.
Il problema è questo.

James ha dimostrato che, nonostante l'età, è ancora il miglior giocatore sulla piazza, capace di rendere e far rendere a livelli probabilmente mai visti. La storia dice che con James, volenti o nolenti, si fanno i Playoff. I Lakers mancano la post-season da 5 anni, tante volte quanto era accaduto, in totale, in tutta la storia precedente. LeBron arriva in una squadra non certo peggiore dei Cavaliers, ma in una costa (quella Ovest) molto più combattuta, tra i fenomenali Warriors, i letali Rockets, i sempreverdi Spurs e le varie schegge impazzite (Thunders, Blazers, Jazz). Se da solo a Est ha raggiunto le Finals, da solo a Ovest potrebbe non superare il primo turno.

Perché anche il migliore dei Re ha la necessità di una corte al suo livello. Si pensava potesse essere Paul George, in scadenza contrattuale quest'anno, che però ha rifirmato a Oklahoma. Si pensa possa essere Kawhi Leonard, il cui contratto scadrà l'anno prossimo. Quasi certamente non saranno i giocatori appena firmati: McGee, Stephenson, Caldwell-Pope. E nemmeno i giovani che, pur dal potenziale inesplorato, hanno fin qui tentennato.

La dirigenza Lakers ha dimostrato lungimiranza negli ultimi due anni per costruire lo spazio salariale sufficiente a ospitare James ed un'altra stella. Il primo obiettivo è stato raggiunto, il problema sarà come completare il secondo. Non è un problema di soldi, come per quasi tutte le altre squadre, ma di opportunità. Raggiungere Leonard, in aperta rottura con San Antonio, è tutto forché impossibile, ma la merce di scambio è ingente: due, forse tre, giovani e diverse prime scelte future.

Ovviamente James e Leonard, con l'aggiunta di qualche giocatore che sa palleggiare e ogni tanto fa canestro, significa avere sulla carta, una delle migliori coppie both-side di sempre.
Ma anche attorno a Kobe si era formata quella che, sulla carta, doveva essere una squadra di fenomeni: Gasol, Howard, Nash... e poi sappiamo com'è andata a finire.

Storie diverse, giocatori diversi, ma il tarlo del dubbio si insinua con il suo pessimismo. I Lakers pagano ancora oggi gli errori del passato (la scelta scambiata per Nash, i contratti di Deng e Mozgov, ecc...), e scambiare Ball, Ingram, Kuzma e Hart, più molto prime scelte (c'è chi dice addirittura 4), vuol dire legarsi mani e piedi a James e sperare che l'intesa con Leonard funzioni e che questi rinnovi a fine anno. Perché l'alternativa è rimanere con il solo James, senza scelte, senza giovani e senza futuro.

In poche parole, avere Leonard oggi significa rischiare di ritrovarsi, quando James smetterà, nella stessa situazione di Cleveland adesso.

Certo, magari con qualche banner in più appeso al soffitto dello Staples.

mercoledì 4 luglio 2018

Recuperare catalogo Lightroom danneggiato

Dopo aver cambiato PC ed aver scoperto che il vecchio disco è morto, ho scaricato il backup del catalogo di Lightroom dal cloud (assieme a tutte le immagini). Con mia somma gioia ho scoperto che né il backup né le precedenti 4 versioni funzionano: Lightroom da errore all'apertura, poi tenta di ripristinare i dati, ma senza successo.

Scopro dunque una procedura per ricostruire il catalogo.
La procedura è descritta qui:

  • Just to let you know, I’m on a Windows platform, if you’re on a mac, please read Gerhard Strasse’s post.
  • Extract all files in a folder. Mine is in c:\SQLite
  • For simpler execution, Copy your corrupted catalog to the same folder, in this case copy it to c:\SQLite
  • Open a DOS prompt or a Command prompt.
  • Inside the command prompt change directory to c:\SQLite, the command is :
  • cd \sqlite
  • Here is the first of the two commands to execute to repair the catalog:
  • echo .dump | sqlite3 YourCatalogFileName.lrcat > TempLRCatName.sql
  • This command will extract all data from the database file into a text file with all the SQL commands needed to recreate the database. After exporting all the data, it will create a new database and use “.lrcat” as the file name’s extension. gerhardstrasse.wordpress.com.
  • 2nd command which will initialize and create a new lr3 database file .lrcat.
  • sqlite3 -init  TempLRCatName.sql  NewCatalogFileName.lrcat
  • After the execution of the above command I got this message:
  • Error: near line 6961135: database disk image is malformed.

Partendo dall'assioma che il catalogo di LR non è altro che un database SQL, i comandi servono ad effettuare un dump del database su file di test e poi ricostituirlo, ottenendo non solo il pieno funzionamento con LR ma anche un netto alleggerimento del DB stesso.

Il problema è che tentando i passi descritti da Windows 10, il metodo non funziona. Per prima cosa, pare che la codifica non sia corretta, tanto che al tentativo di inizializzare il DB, sqlite da errore nei primi caratteri letti ("??P"). Anche correggendo la codifica (ed eliminando l'ultima riga di ROLLBACK, come consigliato in qualche post), il dump è corretto, ma il DB ricostituito è vuoto (o nel migliore dei casi grande qualche decina di mega e comunque non leggibile da LR).
Dopo un paio d'ore di prove, ho deciso di provare il metodo su Ubuntu.

Installo sqlite3:
sudo apt install sqlite3
 Dumpo il database di LR su file sql:
 echo .dump | sqlite3 Portfolio.lrcat > test.sql
Ed infine ricostituisco il DB di LR:
sqlite3 -init test.sql Ripristinato.lrcat
Il catalogo originale è di 575MB, il dump di 220MB ed il catalogo riprisinato di 248MB (meno della metà dell'originale).
A questo punto, aprendo il catalogo ripristinato, LR non fa più lo schizzinoso.

Ed è anche nettamente più prestante.

Considerato che Ubuntu è gratis, può essere avviato Live anche da disco USB e che, soprattutto, saper usare un minimo Linux è cosa buona e giusta, ti consiglio di non perdere tempo tentando di recuperare il tuo catalogo Lightroom da Windows.

giovedì 14 giugno 2018

Los Angeles Lakers 2018 recap

Ed eccoci al recap di fine stagione per i Los Angeles Lakers.

Partiamo dal fondo, ovvero dal record. 35 vittorie sono il doppio di quelle di due anni fa sotto Byron Scott, e più delle 26 (con tanking) dello scorso anno. Ma sono ancora del tutto insufficienti per una squadra che, come minimo, deve ambire ai PO.
Non può certo farlo con un roster del genere, ovviamente, ma la progressione è quella giusta ed il mercato dei FA da le possibilità per mettere al loro posto le ultime caselle rimaste.

Walton ha fatto un buon lavoro, IMHO, mantenendo ciò che di buono c'era in attacco e dando una sistemata in difesa (oRTG sostanzialmente invariato a 106, dRTG calato da 113 a 108), seguendo i dettami della pallacanestro moderna: cambiare su tutti i blocchi e quintetti tendenzialmente piccoli. L'attacco in verità è sembrato meno fluido, ma i giocatori nuovi erano tanti e schemi del genere non sono facili da implementare. Le sbandata (tipo i -37 contro OKC) non sono state molte, così come le sconfitte punto a punto. Per ora il giudizio è positivo, difficilmente si poteva fare di meglio col materiale a disposizione.

I rookie si sono comportanti nel complesso benino. A partire ovviamente da Lonzo, entrato in squadra in punta di piedi (nonostante il padre) ha mostrato ciò che ci si aspettava, ovvero un'ottima visione di gioco ottime doti di passatore. Quello che non ci si aspettava era un tiro da tre inizialmente preoccupante (leggermente messo a posto col passare delle partite, ma pur sempre insufficiente) ed una difesa più che notevole: il DRTG on/off è +3 mentre il DBPM è 2.5. In certi frangenti ha quasi bullizzato pariruolo di razza (Wall lo soffre tantissimo) e l'attitudine al lavoro difensivo è davvero encomiabile, nonostante lacune normali per un rookie.
Ci si aspettava molto da Kuzma e, tutto sommato, anche lui ha rispettato le attese. E' già grandicello per un rookie ed ha usato questa esperienza per guadagnarsi i gradi da titolare in brevissimo tempo. 16 punti a partita con buone percentuali da 2 e da 3, efficienza ai massimi livelli (non tira praticamente mai dalla media) e stamina come se piovesse sono i suoi tratti distintivi. In difesa purtroppo concede ancora troppo, perché è esilino come stretch-four e la mobilità è un po' quel che è. Cmq avercene...
Hart è il terzo incomodo tra i nuovi arrivati: probabilmente il più completo, con percentuali ancora migliori di Kuzma (ma con molti meno tiri) ed una difesa piuttosto buona sugli switch. Di certo non ha le spalle così larghe da prendersi addosso tutte le responsabilità dell'attacco, ma uscendo dalla panchina ha le capacità per reggere tranquillamente questi ritmi.
Ingram (quello giovane) ha mostrato una buona crescita, mettendo su qualche muscolo e aumentando la propria consapevolezza. E' molto lontano dall'essere il simulacro di Durant che ci si aspettava, ma i margini sono ancora inesplorati. Preoccupa un po' per il numero di partite giocate, un po' basso.
Quello che ha subito una vera e propria consacrazione è stato Randle: partito quasi ignorato da Walton, ha finito per essere la pietra angolare della squadra non appena compreso che giocare da 5 nello small-ball è il suo ruolo migliore. Ottimo a rimbalzo, stessi punti per partita di Ingram e Kuzma, ma quasi inarrestabile in area. Certo, il repertorio di finte sotto canestro è quasi inesitente (si affida quasi solo alla forza bruta) e spesso si incaponisce per voler terminare quando invece sarebbe utile far uscire palla dall'area intasata. Migliorasse sotto la voce assist sarebbe un perfetto Draymon Green dei poveri.
Tra le delusioni possiamo citare Clarkson, poi finito a Cleveland come tutti sappiamo. Non tanto per le prestazioni o i numeri (tutto sommato accettabili) quanto perché non ha dimostrato alcuna crescita rispetto agli anni scorsi. Tant'è che alla corte del Re ha dimostrato tutti i suoi limiti. Discorso simile per Nance: nonostante i suoi intangibles aiutino tantissimo la squadra, da quando è in NBA non ha mai mostrato segni di una crescita evidente, tanto da farmi pensare che ormai il suo ruolo sia quello di onesto mestierante in squadre di media classifica.
Delusione senza appello per Zubac: quello che di poco aveva sembrato offrire è scomparso e l'inettitudine è tutto ciò che sembra essere rimasta. E' grosso, ma nulla di più: non salta, non sa passare, non sa tirare, non lotta a rimbalzo e si fa mangiare in testa da chiunque. Il prossimo anno di contratto è non garantito, ma fosse per me sarebbe garantito che non lo prenda.

Il problema più grosso di questa squadra è stato il PG di riserva: con Lonzo in panchina la scelta tra Caruso e Ennis era come scegliere se perdere i coglioni o il cazzo. Caruso ok, voglia di fare e combattente nato, ma è poco meno di un Dellavedova sfigato. Ennis è invece quanto di più irritante possa esservi in un giocatore (a parte Rondo).

Lopez e KCP si accomunano per il contratto annuale faraonico utile a loro per riempire il conto in banca ed a noi per svuotare il capo l'anno prossimo. Hanno tutto sommato fornito le prestazioni che ci si aspettava da veterani come loro. Il primo è in evidente difficoltà contro roster piccoli, ma la sua pericolosità dall'arco e la buona propensione a darle e prenderle sotto canestro sono risultate utili. Pope è quello che sarebbe un buon 3&D, se non fosse troppo attirato dall'egocentrismo. Se non dovesse arrivare un big in estate, potrebbero vedersi offrire nuovamente un annuale a cifre spropositate (il che non è un male, a seconda dei punti di vista).

Preferirei non parlare di Deng e IT, per i noti motivi che inducono all'omicidio.

Menzione d'onore per Andre Igram, che dopo 10 stagioni in D-League, s'è giocato (e alla grande) le sue due partite tra i grandi. Ottenendo tra l'altro la miglior percentuale da tre di tutto il roster.

Ora il futuro si gioca sull'appeal. Le mosse di Magic e Pelinka per liberare il cap hanno funzionato, anche se resta la tegola Deng. Anche firmando Randle e senza giochini strani sul salario di Deng (stretch), restano comunque una sessantina di milioni con i quali giocare, in altre parole due big player.
Il problema, come detto, è l'appeal. Perché oltre ai soldi devi offrire concrete possibilità di vittoria per invogliare gente come PG o addirittura LeBron e, allo stato attuale, mancano ancora troppe tessere al puzzle per garantire per lo meno una finale di conference. Perché è quello di cui parliamo: se l'obiettiv è arrivare ai PO, George può pure rimanere a OKC, mentre abbiamo visto che James può arrivare alle Finals pure giocando da solo. Esclusi loro, l'unico che potrebbe offrire tangibili miglioramenti potrebbe essere Boogie, ma l'infortunio al tendine d'achille è un allarme rosso grosso come l'ego di Westbrook. Se quindi l'assalto ai primi due FA non dovesse portare a nulla, è probabile che l'anno prossimo si tornerà con un roster non molto dissimile dall'attuale, ovvero con due buoni giocatori strapagati per un anno e la speranza di crescere in casa un rookie d'elite.