venerdì 28 luglio 2017

Mediacom SmartPad 855i - hard reset e firmware



Mi è toccata in sorte di sistemare il pad in oggetto, un Mediacom SmartPad 855i. Visto il valore dell'oggetto, ho seri dubbi che le tre ore passate a sistemarlo siano state ben spese, ma tant'è.
Il problema non è stato tanto sistemarlo (in fondo bastava riflashare il firmware) ma che Mediacom è una capra quanto a supporto. Spero che Google indicizzi questo howto e che serva a qualcuno.

Allora, il problema era che al boot il tablet rimaneva bloccato sull'icona del robottino di Android. Stupidamente mi dico che basterà un hard-reset.
Spoiler: no, non è bastato.

Il tablet ha un pulsante per l'hard-reset, che non è servito ad un tubo.
Il firmware non ha una modalità di recovery, al contrario del 99% degli Android.
Ergo, l'unica soluzione era ricaricare il firmware con la procedura Mediacom. Il fatto è che chi ha preparato il file presente sul sito è evidentemente sottopagato (forse pure in buoni pasto),  tanto che, alla fine della storia, si è rivelato inutile. Nello ZIP trovi il firmware originale (l'unica cosa che potrebbe interessarti, ma che comunque ti sconsiglio, ti spiegherò poi perché), una guida scritta da una scimmia sotto LSD e varie cartelle caricate a caso. La guida è l'esempio dell'incompetenza e della scarsa attenzione al post vendita: cita pulsante inesistenti ("Home"?), procedure errate , file fantasiosi, ecc...
Quindi scarica il file, poi cestinalo. Per sicurezza.
A queste difficoltà si è aggiunto Windows 10 e la sua idiosincrasia per i driver non firmati.
Dopo un po' di prove e di San Google, ne sono venuto a capo. Già che c'ero ho trovato un firmware alternativo e ti consiglio caldamente di utilizzare questo, al posto di quello originale.

Cominciamo. Ti servirà:

Passiamo alla procedura corretta:
  1. Riavvia Windows con il controllo sulla firma dei driver disabilitato.
  2. Estrai dal RAR del firmware (la passord è "mIraale") il file IMG.
  3. Estrai la cartella LiveSuitPack sul desktop, entraci e lancia l'eseguibile "LiveSuitPack1.11.exe" (o più aggiornato). Dovrebbe creare diversi file ed installare in automatico i driver necessari.
  4. Lancia l'eseguibile LiveSuit.exe (anche questo creatosi automaticamente nel passo precedente).
  5. Clicca su "SelectImg".
  6. Seleziona il file IMG del firmware da flashare (passo 2).
  7. Spegni il pad (tieni premuto il tasto "Power", quello sul lato corto del tablet, finché non si spegne).
  8. Collega il cavo USB al pad ma NON al pc.
  9. Premi il tasto "Volume -" e, tenendolo premuto, collega il cavo USB al pc.
  10. Continuando a tenere premuto il tasto "Volume -", premi 4 volte velocemente il tasto "Power".
  11. Il PC dovrebbe indicare che una nuova periferica è stata connessa, mentre il pad dovrebbe essere rimasto spento. Dico dovrebbe perché questa è la procedura più controversa, essendovi diverse versioni della stessa. Ma sul mio è servito fare così. 
  12. Ora puoi rilasciare i tasti "Volume -" e "Power".
  13. LiveSuit propone una finestra di avviso. Premi su "Yes" e poi nuovamente su "Yes".
A questo punto il firmware viene caricato sul Mediacom, ci vorranno 2-3 minuti (mi raccomando, NON TOCCARE NULLA). Al successivo riavvio, dovrebbe apparire il nuovo sistema. Bloccalo (premi il tasto power brevemente) e poi risbloccalo, per rendere funzionante il touchscreen. Poi prosegui con la normale configurazione.
Come avrai notato, ti ho consigliato questa ROM, al posto di quella originale, perché nettamente più snella e reattiva (nettamente è dire poco). Ha anche il vantaggio di avere una recovery (per accedervi, spegni l'855i, premi il taso "Volume-" e poi "Power", tenendoli premuti entrambi fino all'avvio dello schermo), che permette di resettare il SO e fare altre operazioni pericolosissime ma spesso utili.
Inoltre è aggiornata ad Android 4.2.2 (invece della 4.0 del software originale).
Non ho testato tantissimo questa nuova versione, ma da quanto ho letto non dovrebbe avere grandi personalizzazioni e, dunque, gravi problemi.

Spero che questo possa essere utile a qualcuno e, magari, fargli risparmiare un po' di inutili minuti spesi su questo scarto della società.

giovedì 27 luglio 2017

Summer League dei Lakers


Pur senza Ball, MVP del torneo, abbiamo vinto la Summer League. 💪

Ok, vale come la Coppa del Nonno del Bagno "Da Franco", ma intanto la differenza dagli anni scorsi si è vista.

Cominciamo dalle cose positive.

Tenendo conto del livello del torneo, con squadre assemblate alla bell'e'meglio con scarti della società allenati da gente palesemente ubriaca nella palestra dell'oratorio, mi è piaciuto abbastanza la circolazione palla del Lakers, con extra-pass frequenti (talvolta pure eccessivi) e un discreto uso del p'n'r. Non male anche la difesa e la propensione alla transizione, in entrambe le fasi.

Ingram è durato una partita, poi l'inequivocabile gesto di Magic ha decretato la fine del suo torneo, nonostante l'infortunio non si possa nemmeno definire tale (ma era giusto evitare rischi inutili). Ma in quella partita ha dominato sia in attacco che in difesa, mostrando ottime cose e pure un filino di muscolatura in più rispetto a quello che ricordavo tre mesi fa. Basta guardare la prima azione della prima partita della Summer League, con la gentile collaborazione di Lonzo (giusto per mettere in chiaro le cose):
 Lonzo-Ingram connection

Ball: come detto, mi è sembrato un fenomeno. Poi magari tra i grandi prenderà legnate, non lo so, ma come definito da qualcuno, sembra uno "Stockton con 20 centimetri in più di cazzo". La visione di 'sto ragazzo è ai limiti della veggenza, vede tutti ovunque siano e riesce a raggiungerli con passaggi alla Matrix. O quarterback NFL:

Tom Brady gli fa 'na pippa

Il ball-handling non è il suo punto di forza, ma è pure capace di finire al ferro sfruttando la maggiore altezza rispetto al suo marcatore abituale. Buono il gioco in pick&roll, mentre il tiro da fuori è stato piuttosto ondivago, anche se con una tendenza al miglioramento col proseguo delle partite. La meccanica strana non l'ha penalizzato (si prevedevano stoppate frequenti, non ce ne sono state). La difesa non è d'elite, ma è qualcosa su cui si può lavorare: grazie alla braccia piuttosto lunghe, anche passare dietro al blocco non è troppo penalizzante, anche se riesce spesso a passare tra bloccante e palleggiatore. Il feeling con Kuzma è stato immediato, con transizioni al limite del possibile (con difesa ridicolizzata). In prospettiva, assieme a Clarkson (uno che ama correre, visto che al liceo si dilettava con la velocità in atletica), potrebbero davvero spezzare le partite. Ah, e per la cronaca, ha il record di assist nella SL, staccando gente come Wall e Dame. Così, per dire.


Ecco, Kuzma, altra notizia notevolissima. E' uno stretch-four che capita a fagiuolo nel roster, visto che è uno spot che proprio ci mancava. Giocatore davvero completo, con un tiro da fuori con medie curryane (48% su 7 tentativi a gara), ottima velocità e controllo del corpo, attento in difesa e abilissimo pure a finire al ferro. Come detto, ci serviva uno così, perché va a colmare le lacune di Randle e Nance. IMHO potrebbe pure ritagliarsi dei minuti da tre, visto l'atletismo.

Non malaccio anche Vander Blue: reduce da una G-League dominata (MVP 2016/17), ha bullizzato intere difese, ma, sinceramente, lo vedo molto più adatto a contesti meno di livello, rispetto alla NBA (leggi Europa). Pelinka e Magic devono essere del mio stesso avviso, visto che a roster gli è stato preferito Caruso: la "capigliatura" lo rende un veterano, ma dopo essere finito undrafted lo scorso anno, s'è meritato una chance come backup di Lonzo in regia. Mastino alla Dellavedova, con meno bava alla bocca ma con più intelligenza, è stata una piacevole sorpresa. Peccato per la propensione alle palle perse. Giocherà 3 minuti di media, ma saranno tutti da ridere.

Thomas Bryant merita il premio "American Pie": con quel suo entusiasmo fanciullesco, mi ricorda la precocità di Jim con Nadia:

Thomas Bryant dopo aver fatto canestro

E poi una maglia col nome Bryant senza il 24 sotto (o l'8, per i nostalgici) proprio non se po' vedere. Mi sembra alquanto lontano da una possibilità qualunque di calcare in tempi brevi i parquet dei pro. 

Il problema è che, attualmente, gli unici centri che abbiamo sono Lopez e Zubac. E quest'ultimo è stato uno delusione.

Sia chiaro, i suoi numeri li ha messi, ma considerata l'esperienza maturata e l'ottima impressione di quest'ultimo anno, mi aspettavo di vederlo dominare sotto i tabelloni. Al contrario s'è fatto mangiare in testa da chiunque a rimbalzo e in post. Come bloccante non è che sia tutto sto granché (diciamo poco smaliziato, va), recupera qualche punto col tiro dalla media. Un po' pochino per il nostro centro di riserva.

L'altra scelta, Hart, ha giocato poco (solo 2 gare, non so se per infortunio o altro) ed ha poco esaltato. Thomas, al contrario, è partito un po' contratto (non ne metteva una) per poi finire invece alla grande (62% al tiro in 8 gare). Discorso simile per Wear, anche se con cifre un po' meno esaltanti. Spero che questi finiscano in G-League (ex D-League, per chi non lo sapesse) a macinare minuti ed esperienza. Come role-player, non mi sono dispiaciuti.

A conti fatti, una Summer League con spunti davvero interessanti che alimentano l'hype per la prossima stagione.

domenica 5 marzo 2017

Andare in moto



Ecco, andare in moto da le stesse sensazioni che ho provato guardando questa scena al cinema.
La moto è libertà di muoversi, di spostarsi. E' velocità, accelerazione, agilità. E' sentire quell'ammasso di acciaio ed alluminio fra le gambe ed essere fuso con esso, in un unico essere.

L'automobile ti trasporta, ti coccola, ti protegge. In cambio ti chiede di viaggiare come sui binari, con poche decine di centimetri da un lato e  dall'altro in cui poterti muovere sulla strada. La velocità arriva con calma, devi essere paziente in curva per assecondare i suoi voleri.

In moto tutto è diverso. Veloce. Sei sull'ultimo gradino di una scala appoggiata su un'impalcatura montata sopra la piramide alimentare del traffico. Sei il predatore del T-Rex.
Difficilmente troverai qualcuno più veloce di te, a meno che non sia della tua stessa razza. E per questo devi comportarti come un re saggio, che sa quando avere il pugno duro sui suoi sudditi e quando essere compassionevole.

In cambio sei libero. Tutto accade con estrema lentezza, anche se a velocità più alta di qualsiasi auto. Puoi osservare la strada, larga cinque volte te. Puoi scegliere la tua traiettoria, dosare la frenata sentendo muoversi sotto di te le sospensioni, il peso che aumenta la pressione sui palmi ed il mondo che si inclina sotto le gomme calde ed appiccicose. Non puoi rimanere immobile, perché la tua compagna, là sotto, non gradisce che tu sia un corpo estraneo. Devi aiutarla a scendere, devi spostare il tuo peso a seconda delle necessità, appenderti quasi innaturalmente fuori della sua sagoma ed avvicinarti alla superficie rovente e granulosa dell'asfalto.
Il tuo sguardo è puntato lontano. La curva sembra non finire mai. Ma dentro di te l'attesa è spasmodica. Non appena arriva il momento giusto, lo capisci immediatamente. Come quando incontri la donna della tua vita, che non sai perché ti piace, ma sai che è bellissima. Ecco, in quel momento sai che devi muovere il tuo polso destro e scatenare tutto ciò che anni di studio e milioni di euro (o miliardi di yen, nel peggiore dei casi) hanno perfezionato fino all'inverosimile: il tuo motore.
I battiti ed i giri aumentano all'unisono, con uno scatto felino cerchi il maggior appoggio possibile da un gomma posteriore schiacciata e deformata, mentre la spinta inesorabile ed il suono elettrizzante ti spingono in una dimensione differente da quella dei comuni ed automuniti mortali.


Un gruppo di smanettoni sul passo

Spesso si usa il termine "snocciolare le marce". Ma in realtà la sensazione è più quella di un soldato che cambia il caricatore al suo mitragliatore. Ogni volta che il divertimento pare sul punto di finire, basta un clank e tutto ricomincia.
Sul display luminoso (o per i più nostalgici, una perigliosa lancetta) appaiono valori piuttosto insensati, quasi sempre a tre cifre. I numeri cambiano così velocemente che non riesci a stargli dietro. E comunque non sarebbe opportuno. E' l'unico momento in cui puoi respirare. Prima di ricominciare tutto. Ancora. Ed ancora.

Ma non sempre occorre andare veloce. Anche a velocità normali (che poi, cosa significa "normale"?) tutto questo è ancora vero. Anzi, forse lo è ancora di più. Perché in quei rari momenti puoi goderti tutte quelle sensazioni che di solito sono sopraffatte dall'adrenalina. Le vibrazioni piacevoli, le sospensioni che lavorano, la meccanica che ruota, spinge, tira, aspira ed espelle. Se presti attenzione puoi sentire il rumore delle valvole, della catena, degli scoppi regolari o irregolari. Puoi decidere se stare al centro della strada, puoi evitare le inevitabili buche, puoi schivare auto, scooter, viandanti ed animali come uno sciatore tra i paletti di uno slalom gigante.

Andare in moto è libertà di guidare, per davvero, non di essere trasportati, limitati, guidati.
La moto non è un mezzo di trasporto.
E' un mezzo di vita.

venerdì 3 marzo 2017

E' morto un uomo

Fatto ordinario, dirai. Ed è vero. Ogni giorno sono centinaia di migliaia le persone che muoiono. Tanti per tragici incidenti, altri per omicidi, altri ancora per malattie. E alcuni si tolgono volontariamente la vita, sopraffatti dalla depressione e da un mondo che non è capace di aiutarli.
Ma l'uomo che ieri è morto è diverso da quasi tutti gli altri. Perché non era un uomo libero, nemmeno di morire. Era schiavo del suo stesso corpo inerme. Della sfortuna, anche, del fato che lo aveva legato ad un letto.
La sua volontà è stata rispettata, alla fine. E forse questo avrà delle conseguenze su chi gli era accanto.
Per alcuni è facile pensare che quella sia la soluzione migliore e che lo Stato debba essere obbligato a rispettare la decisione che ha preso.
Ma se già è difficile scegliere un panino al McDonald's, come può esserlo scegliere di morire?

Ogni persona è attaccata alla propria vita, perché è la sola cosa che possediamo veramente. Tutto il resto è un dono della vita stessa, dalle emozioni alle cose che ci circondano e di cui amiamo circondarci. E la vita è l'unica cosa di cui non possiamo fare a meno. Arrivare al punto in cui l'unico nostro desiderio è di perderla equivale a dichiarare il fallimento della nostra coscienza.

Lui ha scelto di mollare, soverchiato da una vita troppo dura, dal non poter più essere ciò che era, perché era ciò che faceva, non ciò che pensava, provava, donava attraverso la sua esistenza. Non ha scelto la strada più facile, come in molti hanno declamato con spregio. Perché ha reso la sua scelta, la sua volontà, pubblica, mediatica. Ha voluto, col suo ultimo gesto, diventare molto più di un inerme corpo.

Ma non pensare che tutti siano così. Non per tutti la vita è solo ciò che facciamo.


Io non so cosa farei, se fossi nei suoi panni. Perché vedere scorrere la vita attorno a me, senza poterla toccare, gravando su chi mi sta intorno di un peso che ti trascina a fondo, forse tanto vita non è.

Spesso si usa il verbo "andarsene". Ma morire è altra cosa. Perché non vai da nessuna parte, dopo.
Semplicemente non esisti più. E non amerai, non soffrirai, non avrai più fame o sete, freddo o caldo. Non riderai più di una battuta e non piangerai per una sconfitta. Non parlerai, non ascolterai più la voce dei tuoi cari.
Non penserai.
E da quel momento, solo da quell'istante, non vivrai più.

Lui è arrivato a quel momento dopo aver perso l'ultima cosa che rimane, la speranza.
La medicina fa ogni giorni passi da gigante. Curiamo malattie e traumi che solo pochi decenni fa erano mortali. La domanda, dunque è se domani trovassero una cura? Se domani lui avesse potuto tornare quello che era? O forse non la troveranno mai, lasciando migliaia di persone nell'illusione della speranza.

Non so se avrei il coraggio di morire come quell'uomo.
Ma so che ho il coraggio di vivere la mia vita più di quanto l'abbia fatto fino ad oggi.